I Vigneti
Le Palaie: i nostri vigneti in Toscana
Venti ettari di terreni, di cui quindici di proprietà della tenuta Le Palaie e cinque in affitto: terreni agricoli ricchi di storia, tradizione, racconti e amore per la terra e per il vino. Percorrere i filari e toccare le piante e l’uva regala sempre grandi emozioni.
I vigneti Le Palaie sono la culla in cui vengono prodotte svariate tipologie di vini: dal Merlot al Cabernet, Sauvignon e Franc, dal Petit Verdot al Sangiovese, dal Viognirer al Canaiolo, dal Colorino alla Malvasia Nera e Bianca, dal Colombana al Trebbiano, dal Procanico al Canaiolo Bianco e all’Alicante.
Una cura costante dall’autunno alla primavera
Nel mese di ottobre, appena terminata la vendemmia, quando le giornate diventano meno calde, nei vigneti Le Palaie si inizia a lavorare il terreno smuovendolo in profondità per preparare il letto di semina. Alla preparazione viene destinata una miscellanea di sementi, come fagiolo, favino, pisello, senapi e frumenti: si tratta del sovescio di leguminose necessario per reintegrare nel terreno gli elementi nutritivi assorbiti dalla vite in estate.
Verso gennaio inizia la potatura della vite e la successiva tralciatura. Dopo la rimozione, i tralci di vite vengono compostati e contribuiscono al nutrimento del terreno. Se invece si riscontrano malattie, vengono bruciati.
La fase successiva è la legatura: i tralci rinnovati vengono piegati sul filo di banchina e poi legati; si parte dalla parte più bassa dell’impalcatura in modo da dare forma alla nuova pianta.
Con il ritorno della primavera, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, dopo che la vite fa sbocciare le sue gemme, si procede con la scacchiatura, definita anche potatura verde. L’operatore sceglie quali germogli portare avanti e quali rimuovere. Nell’ottica di preservare la qualità della pianta, vengono generalmente mantenuti tra i 6 e gli 8 germogli per pianta. Contemporaneamente si svolgono i trattamenti biologici.
I filari non vengono mai abbandonati al loro destino. L’attività di selezione prosegue sino a fine giugno e inizio luglio. In questo periodo vengono tolti i “pampini”, le foglie e tutte le altre parti che non portano frutto e che creano umidità.
Sui vigneti giovani, impianti che non superano i dieci anni, si prosegue con la cimatura. La vite, essendo per sua natura una pianta rampicante, richiede attenzioni costanti e per questo le cime vengono tagliate. Sui vigneti più anziani, invece, si procede con la capannatura: si prendono i tralci e si attorcigliano sul filo più alto.
I metodi di allevamento
Gli agricoltori e gli enologi de Le Palaie seguono metodi legati alla tradizione, rimasti intatti a dispetto del trascorrere del tempo.
Il Guyot è un sistema di allevamento e potatura della vite che permette di modificare e migliorare la pianta in fase di crescita: generalmente viene adottato per i vigneti destinati alla produzione di vino a uso commerciale e prevede il rinnovo del tralcio ogni anno, così come avviene per il Sangiovese.
Quando la pianta presenta gemme (speroni) che ne consentono la proliferazione si segue il metodo del cordone speronato, ma sono necessarie condizioni particolari: i cordoni non devono superare un metro di altezza, non devono avere più di due ramificazioni e la distanza tra i filari deve essere inferiore a un metro. Questo tipo di coltivazione viene preferita per il Merlot e il Cabernet, per i quali si rinnova solo la parte verde.
Il tipico sistema di allevamento toscano, quello che prevede la creazione dell’archetto con il tralcio, è stato introdotto nei 5 ettari di terreno che la tenuta Le Palaie ha preso in affitto. In questo appezzamento ci sono piante di 60 anni. Il tralcio viene piegato sino ad assumere la forma di un arco.
La tecnologia
L’azienda Le Palaie usa un sistema denominato Decision Support System (Dss), un’architettura informatica in grado di affiancare gli agricoltori e gli enologi nell’analisi delle decisioni da prendere, tenendo conto di una serie di variabili, in primis quelle climatiche.
Di particolare utilità sono le centraline meteo, perché i dati rilevati vengono immessi nel sistema in modo da elaborare un possibile scenario di intervento.
I terreni
L’area su cui sorge la tenuta Le Palaie è di origine marina. Il suolo è principalmente sabbioso, con vene importanti di argilla. Non è raro trovare fossili marini lungo i vigneti, e capita spesso di scoprire conchiglie di piccole dimensioni. Questa particolare origine dona al terreno la salinità che contraddistingue i vini Le Palaie.
I vitigni
Il Vigor è un vitigno di origine croata, poi esportato in Francia dall’imperatore romano Marco Aurelio Probo. Nel 1964 era quasi scomparso: in tutto il mondo ne esistevano appena 8 ettari. Oggi, invece, è uno dei 10 vitigni più coltivati al mondo, ma sono pochi i produttori che lo utilizzano in purezza.
L’Alicante deriva dal Colorino pisano, un vitigno di uva chiamata tintoria perché all’interno la polpa è di colore rosso. Attorno all’anno Mille, durante i pellegrinaggi sulla via Francigena, c’era la consuetudine di portare con sé ricordi del viaggio, e spesso a tale scopo venivano scelte le piante di vite, che poi venivano reimpiantate nelle terre d’origine dei pellegrini.
Dal Colorino, quindi, si sono sviluppati l’Alicante, il Drainage, il Tignanello e il Cannonau.
Il Procanico è un trebbiano che una volta arrivato a maturazione diventa di colore rosa, ed è molto carnoso in bocca: si tratta del progenitore del Trebbiano che conosciamo oggi.
Le Malvasie sono molto aromatiche. Il Passito di Colombana è un’uva conosciuta nel registro nazionale delle varietà di vite come verdea, originaria del territorio di Peccioli, in provincia di Pisa: si narra che un santo di origine irlandese, San Colombano, nel Seicento impiantò una serie di vitigni proprio a Peccioli e ne avviò la coltivazione.
Inizialmente i contadini lasciavano l’uva Colombana tra i filari per mangiarla durante le ore di lavoro. Solo dopo aver scoperto le sue qualità in vinificazione venne avviata la raccolta, che solitamente avviene nel periodo compreso fra tra metà ottobre e inizio novembre, proprio in corrispondenza con la festa di San Colombano.
Il Chianti è originario delle zone comprese tra Firenze e Siena. In origine si parlava del Chianti come di un vino bianco, fino a quando nel 1872 il barone Bettino Ricasoli, originario di Firenze (di cui fu anche sindaco) e secondo presidente del Consiglio durante il Regno d’Italia dopo Camillo Benso conte di Cavour, mise a punto la ricetta di un vino di qualità eccellente, in grado di reggere la concorrenza con i francesi: 75% di vino Sangiovese (il Sangioveto, si legge nei suoi scritti) e il resto da altre uve, sia a bacca bianca che a bacca rossa.
Su questa impronta, i contadini toscani iniziarono a piantare altre varietà nel vigneto Sangiovese. Quando la tenuta Le Palaie ha preso in affitto 5 ettari di terreno, ha trovato vigne promiscue. Perché non rispettare la storia e la tradizione? Da qui la vinificazione del bianco e del rosso per il Chianti, in onore della ricetta di Ricasoli.
Le Palaie: i nostri vigneti in Toscana
Venti ettari di terreni, di cui quindici di proprietà della tenuta Le Palaie e cinque in affitto: terreni agricoli ricchi di storia, tradizione, racconti e amore per la terra e per il vino. Percorrere i filari e toccare le piante e l’uva regala sempre grandi emozioni.
I vigneti Le Palaie sono la culla in cui vengono prodotte svariate tipologie di vini: dal Merlot al Cabernet, Sauvignon e Franc, dal Petit Verdot al Sangiovese, dal Viognirer al Canaiolo, dal Colorino alla Malvasia Nera e Bianca, dal Colombana al Trebbiano, dal Procanico al Canaiolo Bianco e all’Alicante.
Una cura costante dall’autunno alla primavera
Nel mese di ottobre, appena terminata la vendemmia, quando le giornate diventano meno calde, nei vigneti Le Palaie si inizia a lavorare il terreno smuovendolo in profondità per preparare il letto di semina. Alla preparazione viene destinata una miscellanea di sementi, come fagiolo, favino, pisello, senapi e frumenti: si tratta del sovescio di leguminose necessario per reintegrare nel terreno gli elementi nutritivi assorbiti dalla vite in estate.
Verso gennaio inizia la potatura della vite e la successiva tralciatura. Dopo la rimozione, i tralci di vite vengono compostati e contribuiscono al nutrimento del terreno. Se invece si riscontrano malattie, vengono bruciati.
La fase successiva è la legatura: i tralci rinnovati vengono piegati sul filo di banchina e poi legati; si parte dalla parte più bassa dell’impalcatura in modo da dare forma alla nuova pianta.
Con il ritorno della primavera, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, dopo che la vite fa sbocciare le sue gemme, si procede con la scacchiatura, definita anche potatura verde. L’operatore sceglie quali germogli portare avanti e quali rimuovere. Nell’ottica di preservare la qualità della pianta, vengono generalmente mantenuti tra i 6 e gli 8 germogli per pianta. Contemporaneamente si svolgono i trattamenti biologici.
I filari non vengono mai abbandonati al loro destino. L’attività di selezione prosegue sino a fine giugno e inizio luglio. In questo periodo vengono tolti i “pampini”, le foglie e tutte le altre parti che non portano frutto e che creano umidità.
Sui vigneti giovani, impianti che non superano i dieci anni, si prosegue con la cimatura. La vite, essendo per sua natura una pianta rampicante, richiede attenzioni costanti e per questo le cime vengono tagliate. Sui vigneti più anziani, invece, si procede con la capannatura: si prendono i tralci e si attorcigliano sul filo più alto.
I metodi di allevamento
Gli agricoltori e gli enologi de Le Palaie seguono metodi legati alla tradizione, rimasti intatti a dispetto del trascorrere del tempo.
Il Guyot è un sistema di allevamento e potatura della vite che permette di modificare e migliorare la pianta in fase di crescita: generalmente viene adottato per i vigneti destinati alla produzione di vino a uso commerciale e prevede il rinnovo del tralcio ogni anno, così come avviene per il Sangiovese.
Quando la pianta presenta gemme (speroni) che ne consentono la proliferazione si segue il metodo del cordone speronato, ma sono necessarie condizioni particolari: i cordoni non devono superare un metro di altezza, non devono avere più di due ramificazioni e la distanza tra i filari deve essere inferiore a un metro. Questo tipo di coltivazione viene preferita per il Merlot e il Cabernet, per i quali si rinnova solo la parte verde.
Il tipico sistema di allevamento toscano, quello che prevede la creazione dell’archetto con il tralcio, è stato introdotto nei 5 ettari di terreno che la tenuta Le Palaie ha preso in affitto. In questo appezzamento ci sono piante di 60 anni. Il tralcio viene piegato sino ad assumere la forma di un arco.
La tecnologia
L’azienda Le Palaie usa un sistema denominato Decision Support System (Dss), un’architettura informatica in grado di affiancare gli agricoltori e gli enologi nell’analisi delle decisioni da prendere, tenendo conto di una serie di variabili, in primis quelle climatiche.
Di particolare utilità sono le centraline meteo, perché i dati rilevati vengono immessi nel sistema in modo da elaborare un possibile scenario di intervento.
I terreni
L’area su cui sorge la tenuta Le Palaie è di origine marina. Il suolo è principalmente sabbioso, con vene importanti di argilla. Non è raro trovare fossili marini lungo i vigneti, e capita spesso di scoprire conchiglie di piccole dimensioni. Questa particolare origine dona al terreno la salinità che contraddistingue i vini Le Palaie.
I vitigni
Il Vigor è un vitigno di origine croata, poi esportato in Francia dall’imperatore romano Marco Aurelio Probo. Nel 1964 era quasi scomparso: in tutto il mondo ne esistevano appena 8 ettari. Oggi, invece, è uno dei 10 vitigni più coltivati al mondo, ma sono pochi i produttori che lo utilizzano in purezza.
L’Alicante deriva dal Colorino pisano, un vitigno di uva chiamata tintoria perché all’interno la polpa è di colore rosso. Attorno all’anno Mille, durante i pellegrinaggi sulla via Francigena, c’era la consuetudine di portare con sé ricordi del viaggio, e spesso a tale scopo venivano scelte le piante di vite, che poi venivano reimpiantate nelle terre d’origine dei pellegrini.
Dal Colorino, quindi, si sono sviluppati l’Alicante, il Drainage, il Tignanello e il Cannonau.
Il Procanico è un trebbiano che una volta arrivato a maturazione diventa di colore rosa, ed è molto carnoso in bocca: si tratta del progenitore del Trebbiano che conosciamo oggi.
Le Malvasie sono molto aromatiche. Il Passito di Colombana è un’uva conosciuta nel registro nazionale delle varietà di vite come verdea, originaria del territorio di Peccioli, in provincia di Pisa: si narra che un santo di origine irlandese, San Colombano, nel Seicento impiantò una serie di vitigni proprio a Peccioli e ne avviò la coltivazione.
Inizialmente i contadini lasciavano l’uva Colombana tra i filari per mangiarla durante le ore di lavoro. Solo dopo aver scoperto le sue qualità in vinificazione venne avviata la raccolta, che solitamente avviene nel periodo compreso fra tra metà ottobre e inizio novembre, proprio in corrispondenza con la festa di San Colombano.
Il Chianti è originario delle zone comprese tra Firenze e Siena. In origine si parlava del Chianti come di un vino bianco, fino a quando nel 1872 il barone Bettino Ricasoli, originario di Firenze (di cui fu anche sindaco) e secondo presidente del Consiglio durante il Regno d’Italia dopo Camillo Benso conte di Cavour, mise a punto la ricetta di un vino di qualità eccellente, in grado di reggere la concorrenza con i francesi: 75% di vino Sangiovese (il Sangioveto, si legge nei suoi scritti) e il resto da altre uve, sia a bacca bianca che a bacca rossa.
Su questa impronta, i contadini toscani iniziarono a piantare altre varietà nel vigneto Sangiovese. Quando la tenuta Le Palaie ha preso in affitto 5 ettari di terreno, ha trovato vigne promiscue. Perché non rispettare la storia e la tradizione? Da qui la vinificazione del bianco e del rosso per il Chianti, in onore della ricetta di Ricasoli.